Sandro Malossini

"RITORNO"

Nel 1975 avevo conosciuto Bruno De Angelis in occasione della mostra “Pittura, Museo, Città” curata da Giovanni Accame e organizzata per la nuova sede della Galleria d’Arte Moderna, GAM, di Bologna. Una mostra collettiva che raggruppava, sotto una generica definizione di “artisti di Palazzo Bentivoglio”, tutte quelle ricerche che in città guardavano all’astrazione e al suo punto zero. Artisti che in quel periodo controverso si riunivano e discutevano del fare arte e di come farla, del futuro dell’arte o della sua morte: allora era comune dichiarare “l’arte è morta”. Bruno De Angelis non rimase immune ai problemi che l’arte porta in sé e in anni successivi, anche per ragioni personali, abbandonò la pratica della pittura e quella artistica in senso lato. Ma nel 2015, in occasione della riproposta della mostra “Pittura, Museo, Città”, dopo quarant’anni e in una nuova sede espositiva, quella della Galleria d’arte contemporanea MuVi di Viadana, contattavo tutti gli artisti che erano stati presenti alla prima edizione e quindi anche Bruno De Angelis. Erano oramai quasi quarant’anni dall’ultima volta che ci eravamo incrociati e avevo perso sue notizie, se non quella che lo sapevo impegnato in una docenza al Liceo Artistico. Non sapevo quale strada il suo lavoro avesse intrapreso e quali gli esiti, per scoprire poi, dalla sua voce, che dai primi anni novanta aveva abbandonato il mondo dell’arte e la sua diretta partecipazione. Questo proprio per una scelta maturata all’interno di quel meccanismo in cui l’arte porta a modificare scelte e rapporti. Un rifiuto sofferto, drastico che non lasciava spazio a nuovi sogni o a una nuova stagione artistica. Ma ora questa si è lentamente aperta alla luce di nuove pulsioni, di un nuovo piacere nel realizzare pitture e sculture, nelle certezze del proprio linguaggio. Abbandonata la stagione giovanile, vincolata dalla ricerca dell’affermazione di sé attraverso il riconoscimento del proprio lavoro, lasciata alla memoria la storia di quegli anni, Bruno De Angelis è ripartito da lì, quasi non avesse mai interrotto quel flusso creativo che lo aveva portato ad avventurarsi dalla pittura verso la tridimensionalità dell'oggetto. Tornare dove si era rimasti e proseguire un cammino che aveva subito una lunga sosta. Una nuova avventura e nuovi lavori sono nati in questi ultimi anni con la decisione di partecipare ad alcune mostre collettive, di “tornare” ad essere presente nel mondo dell'arte bolognese. 
Dalla mostra del 2015 è nata fra noi una frequentazione che ha portato a questa esposizione: “Luoghi e figure. Io verso Persepoli” le cui opere del 2018 e 2019 sono state appositamente pensate (ad esclusione di una scultura che ha già visto la luce per una rassegna collettiva). Persepoli è il luogo metaforico di un viaggio dell’io a ritroso nel tempo, nel passato ma proteso al futuro. Un passato di luoghi e figure che evocano memorie intravviste “fascino delle apparenze”, ricordate in forme archètipiche con materiali inconsueti, industriali. 
Un’invenzione archeologica tra passato e presente in luoghi di intrattenimento, tra sculture ed architetture come rappresentanze di sé. 
La lenta stratificazione dei tasselli in cartone che compongono quei “muri” dell’arte, che raccolgono l’humus della pittura analitica, fanno vivere nelle piccole vibrazioni delle sovrapposizioni i sussulti di un desiderio che va oltre la tela o il supporto per invadere lo spazio fisico, per portarsi, quasi proteso, verso le nuove forme plastiche. 
Il tornare ai materiali usati nei primi anni novanta, un cercare in essi un cordone ombelicale e riuscire a staccarsene con uno scatto che porta a sperimentare nuovi prodotti, come la lamiera o il calcestruzzo cellulare, è sintomatico di una vivacità creativa che spesso mi ha coinvolto in dialoghi, o forse sarebbe meglio dire monologhi, dove il racconto che accompagna ogni opera mi ha permesso di entrare in sintonia con l'artista e la sua poesia. 
Quando penso a questa mostra, e quando ne pensavo la fattibilità ancor prima di programmarla in questa sede di Marina di Ravenna, trovo ancora piacere e soddisfazione per aver svegliato una mente artigiana che relegava l'aspetto artistico-creativo ad un sonno infinito. Ma forse è bastato solo credere al ricordo di una mostra del 1975. 
Alle acute considerazioni di Mario Cancelli lascio lo spazio più idoneo per accompagnare la lettura di queste opere in mostra. 

        Sandro Malossini

(Dal catalogo della mostra personale di Bruno De Angelis:
“LUOGHI E FIGURE - IO VERSO PERSEPOLI”
Faro Arte, Marina di Ravenna, 2019)